Il volume è il primo studio monografico dedicato allo scultore in cera Gaetano Giulio Zumbo (Siracusa, 1656 – Parigi, 1701), famoso principalmente per i macabri diorami raffiguranti scene di pestilenza e di corruzione dei corpi. Altrettanto celebre in campo scientifico, Zumbo fu il primo a eseguire una cera anatomica, modello rimasto ineguagliato per le successive realizzazioni delle officine ceroplastiche bolognesi, fiorentine e d’oltralpe. A causa degli aspetti raccapriccianti la sua opera è stata oggetto di curiosità e di giudizi sovente superficiali, raramente indagata con il rigore scientifico che merita, dando vita a ipotesi fantasiose e talvolta romanzate. Le ricerche condotte da Andrea Daninos permettono di spostare il suo nome dalla categoria degli artisti eccentrici a quella degli artisti tout court, restituendogli il posto che gli spetta nella storia dell’arte, così incline a relegarlo nel campo della bizzarria. In realtà la breve vita di Zumbo fu ricca di riconoscimenti culminati con il privilège reale concessogli da Luigi XIV, un cursus honorum che ben pochi artisti della sua epoca possono vantare. Dopo aver esaminato gli sviluppi della ceroplastica in Italia prima di Zumbo, il volume analizza le fasi della vita dello scultore, attivo a Napoli, Firenze, Genova, Marsiglia e infine a Parigi. Le opere pervenuteci vengono lette in una nuova prospettiva, anche grazie ai numerosi documenti d’archivio inediti, ritrovati in Italia e in Francia, e a un ricco apparato iconografico di confronto. La scoperta dell’interesse di Zumbo per l’alchimia ha permesso inoltre di arricchire l’analisi delle opere di nuovi significati. Nel catalogo dell’artista rivestono particolare importanza due gruppi conservati nella Pinacoteca di Sassari che, sebbene correttamente attribuitigli già dalla fine dell’Ottocento, sono stati poi finora totalmente ignorati e vengono qui presentati per la prima volta. La seconda parte del volume comprende il catalogo delle opere, che include quelle perdute e le attribuzioni respinte, il regesto documentario e un’antologia delle descrizioni delle cere fiorentine di Zumbo apparse nelle guide e nei diari di viaggio tra Settecento e Ottocento, ulteriore prova, se fosse necessario, della fama raggiunta dallo scultore. Il vasto apparato iconografico è arricchito in conclusione da una serie di foto dei gruppi fiorentini, in gran parte inedite, realizzate nel 1960 da Giacomo Pozzi-Bellini, tra le poche testimonianze delle opere di Zumbo prima che fossero gravemente danneggiate dall’alluvione del 1966.
con l’autore interverranno
Valentina Conticelli
Fausto Barbagli