Ricerche d’archivio, immagini e testo a cura di Paolo Turcis
Dopo anni di inattività riprende a funzionare la pendola che scandisce il tempo dello studio nel prezioso ambiente votato alla consultazione dei tesori più rari della Marucelliana. Poche settimane fa infatti, l’orologio meccanico della sala manoscritti è tornato al suo posto, dopo un attento restauro della durata di alcuni mesi condotto da Andrea Palmieri, il maestro orologiaio toscano che si occupa della manutenzione degli orologi storici del Palazzo del Quirinale.
Il minuzioso lavoro ha interessato tutte le parti del manufatto: il quadrante in smalto bianco, le lancette, i retrostanti meccanismi in ottone. Ogni singolo pezzo è stato smontato, pulito e lucidato con pazienza certosina. Lo strumento è stato poi ricomposto e calibrato in maniera da segnare il tempo regolarmente.
L’orologio risale alla seconda metà del XIX secolo. Fu comprato al prezzo di 30 lire nel 1889 (BMF, registro acquisti, n. 110.960 del 20 luglio 1889) già provvisto di cassa lignea rotonda con vetro a occhio di bove, come si legge nella ricevuta conservata in archivio. L’acquisto fu eseguito presso il rivenditore di forniture per orologiai “Ferdinando Barbani” che, all’epoca, si trovava giusto a pochi passi dalla Biblioteca, al numero 8 di via Martelli. Il nome della ditta fiorentina si legge sul quadrante ma il meccanismo in ottone è di probabile fattura francese.
L’ubicazione originale è sconosciuta ma poco prima, nel 1887, era stata inaugurata dal direttore Guido Biagi la prima Sala rari e manoscritti della Marucelliana, nei locali dell’attuale distribuzione di materiale moderno. Che l’orologio fosse destinato ad arredare una delle pareti del nuovo spazio a disposizione dell’utenza? Alla luce delle informazioni emerse finora non è possibile formulare ulteriori ipotesi.
Nel 1899, al fine di razionalizzare le attività di distribuzione e prestito dei libri, nel Salone di lettura viene installato un divisorio in legno. La struttura, costruita dalla ditta “Eliseo Micheletti” di via Nazionale, riutilizza il nostro orologio in un contesto differente. Una foto d’epoca pubblicata sulla monografia del 1993 dedicata alla Marucelliana ne svela la posizione nel settore centrale del fastigio. Tuttavia, neppure questa sistemazione sarà definitiva. La grande rivoluzione degli spazi e dei servizi fortemente voluta e realizzata da Enrico Jahier durante i quattordici anni della sua direzione, porterà da un lato allo smantellamento dell’ingombrante tramezzo esistente nel Salone e dall’altro, all’apertura, nel 1950, della Sala di consultazione attuale.
Da allora l’orologio fa capolino dalla torretta inserita nella sontuosa boiserie seicentesca che fa da intermezzo visivo allo sguardo di chi studia carte rare e di chi, da turista, visita la Marucelliana attratto da una Firenze più appartata ma non meno suggestiva.
Provate anche voi ad aguzzare l’udito, per sentire, nel silenzio assorto della sala, la discreta voce meccanica e distinguerla dai vivaci cinguettii provenienti dal nostro giardino!